A Corleone, nel nome di Placido Rizzotto: «Mai più passi di qui la mafia»

Il 24 Maggio, anche Bagheria ha partecipato ai funerali di Stato del sindacalista ucciso nel ‘48

 

25 Maggio 2012

Il Settimanale di Bagheria

 

Giovedì 24 Maggio per Corleone, per la Sicilia, per tutta l’Italia, assetata di verità e di giustizia, è stata una bella giornata.

Dopo 64 anni di verità negata, a Placido Rizzotto, il partigiano e sindacalista socialista ucciso dalla mafia dei boss Luciano Liggio e Michele Navarra il 10 marzo del 1948, pagando con l’estremo sacrificio la sua lotta incondizionata a difesa dei contadini corleonesi, cui veniva negata la terra e il pane, finalmente sono stati tributati, alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dei vice-presidenti di Camera e Senato (Bindi e Chiti), del Ministro degli Interni Cancellieri, i solenni funerali di Stato, chiesti nel marzo scorso, a seguito del riconoscimento dei resti del sindacalista ucciso, dal nipote di Rizzotto insieme alla segretaria della CGIL, Susanna Camusso, come anche da tantissimi cittadini, tramite un appello lanciato su Twitter e Facebook, e dai segretari dei partiti di centrosinistra, tra cui Bersani (PD), Nencini (PSI) e Vendola (SEL).

La prima bella sorpresa della giornata lungo il tragitto della statale 118, verso Corleone: impossibile non essere investiti da una grande emozione, incontrando lungo la strada, le folle acclamanti dei bambini delle scuole di Bolognetta e di Marineo, che salutavano, sventolando i loro piccolo tricolori ed esponendo cartelli in onore e memoria di Rizzotto, il corteo presidenziale.

Alla mente è balenata, così come nei giorni seguenti alla vile strage di Brindisi, la frase spesso citata di Gesualdo Bufalino «Per sconfiggere la mafia è necessario un esercito di maestri elementari»: la pensava così, anche Placido Rizzotto, e i tanti sindacalisti, i tanti esponenti politici che negli anni del dopoguerra, intrapresero la lotta più difficile, per istruire un popolo per gran parte ancora analfabeta e vittima delle sopraffazioni e delle prepotenze, ed insieme per garantirne dai padroni l’affrancamento, possibile solo attraverso il lavoro e l’indipendenza economica.

A Corleone, davanti la Chiesa di San Martino, dove si sono svolte le esequie cattoliche (macchiate dalla imperdonabile omissione della parola “mafia” e dal ripetuto errore di pronuncia del nome di Rizzotto, da parte dell’officiante, mons. Di Cristina, vescovo di Monreale): le parole della commossa orazione funebre letta dal nipote omonimo di Placido Rizzotto sono state interrotte più volte da calorosi ed emozionati applausi. «Zio Placido, - ha esordito, trattenendo a stento la commozione, Rizzotto - io non ti ho conosciuto personalmente, ma attraverso chi ti ha vissuto accanto. Nonno Carmelo, che ha lottato per ottenere giustizia ed avere restituito il corpo del figlio; nonna Rosa sempre vestita di nero per quel figlio che non tornò più. Non ho avuto una tua carezza, però ho avuto un grandissimo dono, l’orgoglio di portare il tuo nome. Questo mi ha fatto spesso sentire il figlio che non hai potuto avere»

Un passaggio ha poi dedicato anche ai tanti sindacalisti uccisi, soprattutto negli anni del dopoguerra, su cui ancora non è stata scritta una verità definitiva: «Si deve riscrivere la storia di questi uomini, che hanno lottato per costruire una Repubblica fondata sul lavoro, sui diritti, sulla legalità. Oggi chiediamo verità e giustizia per tutti questi sindacalisti. Oggi dedichiamo una preghiera a tutte le vittime delle mafie che ancora non hanno una tomba.»

Infine, un appello, accolto con un lungo e commosso applauso: «Il 24 maggio ha un significato nuovo, in quel giorno del ‘15 “il Piave mormorava non passa lo straniero”, e oggi, 24 Maggio, da Corleone, nel nome di Placido, si levi un grido “non passa la mafia”! Ciao Zio tu oggi hai vinto, riposa in pace, ora tocca a noi vincere».

I successivi interventi, tra gli altri, sono stati quelli di Susanna Camusso, segretario della CGIL e di Emanuele Macaluso, il quale conobbe personalmente Rizzotto e che ha ricordato la figura di Giuseppe Letizia, il piccolo pastorello che vide gli assassini di Rizzotto e per questo fu ucciso con un’iniezione letale dal medico e boss di Corleone Michele Navarra, ricordando a tutti ancora una volta, che la mafia non si è mai fatta scrupoli nell’uccidere anche innocenti bambini. Infine, l’intervento della giovane Valentina Fiore, della cooperativa Placido Rizzotto-Libera Terra che gestisce le terre confiscate alla mafia nel corleonese, le stesse terre che Rizzotto occupò coi contadini nel tentativo di strapparle ai latifondisti ed ai mafiosi. In quelle terre oggi viene prodotto un vino famoso in tutto il mondo, si chiama “Placido Rizzotto” ed è la dimostrazione concreta della possibilità di un riscatto della Sicilia dalla giogo della mafia e dal bisogno. Ciò per cui, del resto, si batté proprio Rizzotto e tanti altri, insieme e dopo di lui.

Per quanto riguarda la nostra città, è stata considerevole – com’era giusto che fosse - la presenza bagherese a Corleone. Oltre all’assessore regionale Pier Carmelo Russo e ad esponenti del mondo sindacale cittadino, la presenza più bella e significativa è stata senza dubbio quella dei piccoli alunni della scuola primaria Cirrincione, accompagnati dalle insegnanti Enza Ventimiglia e Tania Gallina, le quali hanno in queste settimane preparato gli allievi, istruendoli sulla figura di Rizzotto e sul suo impegno in difesa dei lavoratori e dei contadini siciliani.

Questi sono stati accolti da fragorosi applausi spontanei, quando, al termine della funzione religiosa, hanno intonato un coro dedicato a Placido Rizzotto: «Lezione di vita, lezione di coraggio: questo è per noi, il 24 Maggio».

Seppur non in maniera ufficiale, la presenza istituzionale della città è stata altrettanto importante.

Il consigliere Angelo Puleo, primo firmatario di un ordine del giorno presentato già lo scorso Marzo ed in attesa di approvazione - ci auguriamo unanime - da parte del Consiglio Comunale finalizzato all’intestazione di una via o piazza di Bagheria alla figura di Placido Rizzotto, ha così commentato la sua presenza: «Ho ritenuto di partecipare a questi doverosi funerali di Stato, in memoria di Rizzotto, mosso intanto da una sensibilità personale, ma anche per sottolineare l’impegno assunto nel proporre l’intestazione di una strada della nostra città ad un grande siciliano che ha lottato contro la mafia, un eroe dei nostri giorni, che ha dimostrato il suo coraggio, con la coerenza negli ideali in cui ha creduto. La presenza di tanti ragazzi e delle scolaresche, in questo senso, ci dà ulteriore fiducia nel futuro, ma al contempo ci esorta ad impegnarci ancora con più forza nel contrasto a Cosa Nostra ed alle abitudini mafiose».

Anche i consiglieri del Partito Democratico, Daniele Vella e Pietro Pagano, si sono recati a Corleone, utilizzando tuttavia, a differenza del consigliere Puleo, un auto di servizio del Comune di Bagheria, una circostanza che, unita alla presenza nella vettura, non autorizzata dalla Presidenza del Consiglio Comunale, del segretario cittadino del PD Laura Maggiore, ha generato comprensibili “mal di pancia” all’interno della maggioranza stessa e nel Consiglio Comunale.

Certamente, in un periodo di sacrifici come quello cui sono chiamati tutti i bagheresi ed anche tanti dipendenti comunali, utilizzare l’ “auto blu” del Comune, piuttosto che un mezzo proprio, come ha fatto il consigliere Puleo, è stato uno “scivolone” di non poco conto, che ha macchiato anche la seria proposta di “spending review” (come da queste stesse colonne, due settimane fa, avevamo auspicato) dell’ente comunale, avanzata dallo stesso PD.

Nonostante questo neo, è certamente un forte segnale positivo quello che da Bagheria, soprattutto negli ultimi tempi, si sta lanciando, per un riscatto civico e morale dell’intera Sicilia, così come da Corleone, una città che insieme alla nostra nel passato ha conosciuto la triste fama di centro propulsore della mafia.

La lezione di uomini come Rizzotto, in questo senso, è oggi quanto mai attuale, un modo di concepire la lotta al malaffare, al servaggio, ai mafiosi con le coppole e con i colletti inamidati, basato sulle azioni, sulla coerenza, sulla trasparenza.

Oggi che, finalmente, Rizzotto riposa in un cimitero, dove ciascuno può portare un fiore e dire una preghiera, ci si ricordi allora di onorarne, in questo modo, la memoria, con azioni concrete, con parole chiare, con comportamenti trasparenti, favorendo un autentico sviluppo economico e sociale, soprattutto evitando le insopportabili – ed ancora se ne contano quotidianamente - “passerelle”, o peggio quello che è stata definito in modo lungimirante  da Leonardo Sciascia come “il professionismo dell’ antimafia”, un pretesto abituale per nascondere soltanto qualche scheletro nell’armadio. Solo così, renderemo veramente giustizia a tutte le vittime giuste di mafia che con il loro estremo sacrificio, ci hanno indicato la via per costruire un Paese più giusto e più libero.

 

 Gianfranco Scavuzzo